ENNIO QUIRINO VISCONTI by Costantino Luppi

ENNIO QUIRINO VISCONTI by Costantino Luppi

autore:Costantino Luppi [Luppi, Costantino]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Teophile Auguste Vauchelet: Ritratto di Ennio Quirino Visconti, 1854

(Parigi, Musée Carnavalet)

Nell’Ottobre dell’anno 1797 il Berthier coi Francesi entra anche in Roma, vi instituisce tosto un governo provvisorio, e inaugura la Repubblica, chiamandovi a reggere il Ministero degli intemi il nostro Visconti, ed eleggendolo poco di poi uno dei cinque del Consolato, 1798. Per tal modo il sommo archeologo trovossi ingolfato senza volerlo nel mare torbido della politica e della guerra, a cui l’indole sua mite, ed il suo genio lo rendevano affatto inetto. Pertanto non corrispondendo alle speranze dei più esaltati, abbeverato di amarezze, fu privato dopo breve tempo di quelle cariche, onde ritornò con gioia a’ suoi studî. Ma non doveva lungamente godere di quella tranquillità, perché impadronitisi i napoletani dell’eterna città, il Visconti, temendone le ire per aver servito, sebbene nolente, il governo francese, abbandona la patria, ricoverandosi colla famiglia in Perugia. Quel suo primo esilio durò solo ventisei giorni, perocché ripresa Roma dai Francesi con Championnet, il Visconti rivide la sua città nativa, ma dovette ben presto rifare i passi dell’esilio al nuovo sopraggiungere dei napoletani, al Novembre del 1799, e questa volta si trovò separato dai figli e dalla moglie che teneramente amava. Dopo molte avventure potè finalmente rifugiarsi in Francia, dalla quale non si allontanò più mai. Appena toccato il suolo francese, una lettera di quel Governo, 18 Dicembre, lo ascrive tosto tra gli Amministratori del Museo che stavasi formando al Louvre colle spoglie di tutta Europa, e specialmente d’Italia, ed ebbe il titolo di Sorvegliante, poi di Professore di archeologia, finalmente la carica di Conservatore delle antichità, 1803, e Membro dell’Istituto, 1804. Tutti i Francesi più colti si rallegrarono dell’esaltazione del Visconti a quel posto, pensando essere Ennio Quirino una delle più belle conquiste fatte dalla Francia in Italia. In questo suo nuovo stato tranquillo riprende con nuova lena i suoi studî interrotti. Compone il Catalogo di quel vasto Museo da lui presieduto, descrivendo brevemente, ma colla sua usata dottrina la più splendida collezione che sia mai esistita al mondo; illustra lo Zodiaco di Tentira, scoperto recentemente dai Francesi in Egitto e dopo un gran numero di scritti minori e d’occasione, per ordine di Napoleone nel 1804 pon mano alla grande opera dell’Iconografia greca e romana, ossia alla collezione dei ritratti autentici di tutti i regnanti e dei personaggi illustri dell’antichità. L’Iconografia greca apparve nel 1806 in tre volumi, ed è e sarà nei secoli futuri il monumento più bello della sua gloria. La fama del Visconti aveva toccato il suo apogeo; la sua autorità in fatto di archeologia giudicata quasi inappellabile, talché gli Inglesi ebbero ricorso alla sua dottrina e chiamarono in Londra Ennio Quirino per giudicare del valore delle insigni scolture tolte al Partenone nel 1817 da Lord Elgin e da questo trasportate in Inghilterra. Il Visconti, giudicatele opera in gran parte dello scalpello di Fidia, loro attribuì un prezzo altissimo, dicono 35 mila ghinee. Ritornato il Visconti in Francia, descrisse quei monumenti in una Memoria sopra alcune opere di scoltura del Partenone e di alcuni edificî dell’Acropoli d’Atene.



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